Un regime minimo eccessivo può rappresentare un problema serio per i motori diesel più di quanto molti operatori immaginino. Sebbene possa sembrare una pratica innocua mantenere il motore acceso al minimo per tenere una macchina operatrice pronta all’uso, questa abitudine soprattutto se prolungata, può avere effetti negativi significativi.
L’inattività prolungata dei motori diesel non solo ne compromette l’efficienza, ma può anche provocare danni a lungo termine che impattano direttamente sia le prestazioni delle macchine che i costi operativi.
Utilizzo prolungato del regime minimo nei motori diesel: I rischi correlati
Generalmente un regime minimo prolungato porta a una combustione incompleta del carburante, causando un accumulo di carbonio nei componenti chiave del motore, come il sistema di scarico, il turbocompressore e i cilindri. Questi residui possono ostruire i componenti, ridurre le prestazioni e diminuire l’efficienza del motore nel tempo, aumentando la necessità di interventi di manutenzione.
In termini di operatività, restando per troppo tempo al minimo, il motore diesel non riesce a raggiungere la temperatura di lavoro ideale. Questo fenomeno favorisce la condensazione del carburante incombusto, che si mescola con l’olio motore, diluendolo. Inoltre, si possono creare condizioni di bassa pressione nei cilindri a causa di una lubrificazione insufficiente dato che un olio contaminato perde la sua capacità lubrificante, provocando un’usura accelerata dei componenti interni del motore e riducendone la longevità.
Per quanto riguarda i consumi, contrariamente a quanto si pensa, mantenere un motore al minimo non è economico. Anche se non svolge alcun lavoro produttivo, il motore continua a consumare carburante, generando uno spreco evitabile. Quindi se siete interessati ad alcune buone pratiche per ridurre il consumo di carburante, potete approfondire nel nostro articolo Risparmio di carburante in cantiere: 7 consigli per le tue attrezzature.
Inoltre, contribuisce all’aumento delle emissioni nocive come gli ossidi di azoto (NOx) e il particolato, che sono tra i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico.
Le possibili soluzioni da adottare
Un aspetto spesso trascurato è che ogni ora di funzionamento al regime minimo del motore diesel, accumula tempo sul contatore della macchina anche se questa non sta svolgendo alcun lavoro effettivo.
La buona notizia è che gli operatori possono adottare alcune pratiche semplici ma efficaci per mitigarne gli effetti negativi sul motore diesel e sui costi operativi. Ecco alcune strategie da implementare:
- Riscaldamento sotto carico: Invece di lasciare l’attrezzatura girare al minimo, si consiglia di riscaldare gradualmente il motore aumentando il carico nei primi minuti di funzionamento. Questo approccio consente al motore di raggiungere la temperatura operativa ideale in modo più rapido ed efficiente, riducendo l’accumulo di carbonio e ottimizzando i consumi di carburante.
- Raffreddamento controllato: Dopo operazioni particolarmente gravose, è fondamentale consentire al motore di raffreddarsi adeguatamente prima di spegnerlo. Lasciare l’attrezzatura girare al minimo per 3-5 minuti aiuta a dissipare il calore accumulato nel turbocompressore, prevenendo il surriscaldamento e l’usura prematura del turbo.
- Impostare limiti di inattività: Le moderne attrezzature possono essere dotate di sistemi che spengono il motore quando è fermo, non è inserita la marcia e il regime minimo si protrae oltre un tempo programmato. Oppure in alternativa, utilizzare un sistema di minimo automatico che riduce automaticamente il regime del motore diesel al minimo quando i comandi rimangono inattivi per un periodo preimpostato.
Alcune buone pratiche per gli operatori
Le statistiche mostrano che molte macchine trascorrono tra il 40% e il 60% del loro tempo di funzionamento al minimo, una pratica che può diventare estremamente costosa sia in termini di carburante sprecato che di usura del motore.
Per affrontare questo problema, è possibile utilizzare programmi telematici per monitorare in tempo reale i tempi di inattività e fornire report dettagliati. Tramite i dati ottenuti è possibile regolare i cicli operativi delle macchine per ottimizzare la produttività e ridurre i periodi di fermo inutile, ed anche, identificare operatori con abitudini di utilizzo inefficienti.
Altre cause possono essere legate ad una manutenzione inefficiente. Cambiare regolarmente i filtri dell’aria e del carburante permette al motore di funzionare in modo più efficiente poiché garantiscono un migliore flusso d’aria e una combustione ottimale, riducendo l’accumulo di residui carboniosi.
Inoltre, non è da sottovalutare l’efficacia di una buona sensibilizzazione degli operatori sugli impatti negativi del regime minimo in modo che ne comprendano a fondo i rischi legati ad un uso eccessivo.
Ad esempio, nelle giornate fredde, lasciare il motore al minimo per lunghi periodi per riscaldarlo. Utilizzare riscaldatori permette di raggiungere più rapidamente la temperatura operativa ottimale, come anche l’utilizzo di diesel di tipo invernale e additivi antigelo, assicurano un funzionamento efficiente anche in condizioni difficili.
In conclusione
Come abbiamo visto, il regime minimo prolungato se non viene utilizzato con un adeguata consapevolezza, può avere conseguenze significative sui motori diesel. Implementare strategie mirate, come l’uso di programmi telematici per monitorare le operazioni, la formazione degli operatori e l’adozione di tecnologie alternative per il riscaldamento e il controllo della temperatura, può fare una grande differenza.
Inoltre, soluzioni semplici come mantenere i filtri puliti ed utilizzare carburanti adatti ai climi freddi contribuiscono a ottimizzare le prestazioni dei motori diesel e a limitare i danni nel lungo periodo.